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ma sallo ben Amor, in quanto pianto
istà la vita mia, la notte e l giorno,
mentre non veggio questo viso adorno.
288
E pognàn pur che partirmi potessi
come tu di : mai non sarei contento
che sì malinconosa rimanessi
e gissi, a mia cagion, faccendo stento;
e non so se mai più ti rivedessi:
onde la vita mia maggior tormento
non sentì mai quanto allor sentirei,
e più che vita, morte bramerei.
Letteratura italiana Einaudi 89
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
289
Ma poi che tu non vuogli che con teco
rimanga qui, venirtene potrai
qui presso a casa mia, con esso meco,
e con la madre mia lì ti starai:
la qual, mentre che tu sarai con seco,
sempre come figliuola tu sarai
da lei trattata, e da mio padre ancora,
e potrai esser d amenduo lor nuora.
[Africo priega Mensola con lui
a la sua casa ne dovesse andare;
ella per nulla cosa il volse fare,
ma ben promise di tornare a lui.]
290
Cotesto ancora per nulla vo fare,
Mensola disse ch io teco ne venga
a casa tua, per voler palesare
il mio peccato, ed ancor mi convenga
in questo sì gran mal perseverare;
prima la vita mia morte sostenga,
ch i vada mai là dove sia persona,
poi ch o perduta sì bella corona.
291
I non mi misi a seguitar Diana
per al mondo tornar per niuna cosa;
che, s i avessi voluto filar lana
con la mia madre, e divenire sposa,
di qui sarei ben tre miglia lontana
col padre mio, che sopra ogni altra cosa
m amava e volea bene; ed è cinqu anni
che mi fûr messi di Diana i panni.
Letteratura italiana Einaudi 90
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
292
Però ti priego, se l mio pregar vale,
per quell amor che tu ora m hai detto
che fu cagion di far far questo male,
che te ne vadi a casa tua soletto;
ed io ti giuro per colei la quale
tu di che ti ferì per me nel petto,
ch io bramerò la vita per tuo amore
ed amerotti sempre di buon core.
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Se io credessi Africo disse allora
che tu facessi quel che mi prometti,
e che nel cor m avessi ciascun ora,
alquanto andrebbon via li miei sospetti;
ma quel che più m offende e più m accora,
si è ch i temo, se n questi boschetti
ti lascio sola, di mai ritrovarti,
e però temo sanza me lasciarti.
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Mensola disse: Io verrò molto spesso
in questo loco, sì che tu potrai
meco parlar e vedermi da presso,
onestamente, quanto tu vorrai;
e certamente quel ch i t ho promesso
i t atterrò, se mai ci tornerai,
però che tu m hai già mezza legata
e parmi esser venuta innamorata.
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Africo, quando tai parole intende,
infra se stesso si rallegra molto,
Letteratura italiana Einaudi 91
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
veggendo che Amor forte l accende
e che l pensier suo rio avea rivolto;
più stretta con le braccia allor la prende
e poi, baciando l angelico volto,
le disse: Intendi un poco mia parola,
poi che disposta se di star pur sola.
296
I vo , se t è n piacer, rosa novella,
da te una grazia prima ch io mi parti:
tu sai quanto la tua persona bella
i ho bramata, e quanti ingegni ed arti
usato ho per averti, o chiara stella;
or, per piacerti, mi convien lasciarti;
però ti priego sia di tuo volere,
ch io teco prenda un poco di piacere.
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E più contento poi mi partirò,
poi che pur vuoi ch io mi parta da te;
or dammi la parola, ch io farò
cosa, che fia diletto a te e a me,
e poi, doman, qui a te tornerò
a rivederti, però che tu se
colei in cui ho messo i miei diletti.
Deh, di ch io prenda gli amorosi effetti!
298
Oh me dolente, che vuo tu più fare,
Mensola disse o che altro diletto
puo tu di me sventurata pigliare,
che tu preso hai? E però, giovinetto,
ti priego che omai ne debbi andare,
Letteratura italiana Einaudi 92
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
ed io mi rimarrò com io t ho detto;
tu vedi che del giorno omai ci ha poco,
e potremmo esser trovati in sto loco.
299
Tu sai ben che l diletto ch i ho avuto
di te, insino a qui chent egli è stato,
e quel che tra noi due è addivenuto,
e con quanti dolor s è mescolato,
che n verità poco piacer m è suto;
ma or ch ognun di noi è consolato,
sarà il nostro diletto assai maggiore
e più compiuto e con maggior dolzore.
300
Deh, non volere, o giovane piacente,
che sopra l mal c ho fatto i faccia peggio:
ché, s i fossi di ciò consenziente,
gran pena ancor n arei, e chiaro il veggio,
se mai Diana ne saprà niente;
però di grazia questo don ti cheggio:
che ti piaccia partir, come ch a me
non sia, forse, minor doglia ch a te.
301
Anima mia, quel mal arai di questo,
ch aver tu dèi di quello ch abbiàn fatto,
Africo disse benché manifesto
non fia a Diana mai questo misfatto,
né a persona, sì ch alcun molesto
per questo non arai, che tanto piatto
è suto e sì nascoso, che veduti,
se non da Dio, non possiam esser suti.
Letteratura italiana Einaudi 93
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
302
E certissima sia che, s io ne voe
sanza da te aver niun altra cosa,
per gran dolor, tosto me ne morroe;
deh, sia un poco verso me pietosa!
Ed una volta e due la ribacioe
dicendo: Or bacia me, o fresca rosa,
assicurati meco e prendi gioia,
e non voler che per amarti io muoia!
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Molte lusinghe e molte pregherie,
più ch i non dico, ben per ognun cento,
Africo fece a Mensola quel die,
baciandole la bocca e l viso e l mento
sì forte che più volte ella stridie,
come che ciò le fosse in piacimento;
ancor la gola le baciava e l seno,
il qual pareva di viole pieno.
[Le dolci parole e lusinghe avièno
il cor di Mensola infin convertito
al disio d Africo e l appetito:
con gran piacer insiem si congiugnièno.]
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Qual torre fu già mai sì ben fondata
in sulla terra, che, sendo ella suta
da tanti colpi percossa e scalzata,
che non si rosse piegata o caduta?
O qual fu quella mai sì dispietata,
col cor d acciaio, che non fosse arrenduta
per le lusinghe d Africo e l baciare,
ch arebbon fatto le montagne andare?
Letteratura italiana Einaudi 94
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
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Mensola, che d acciaio non avea l core,
s era gran pezza scossa e ancor difesa,
ma non potendo alle forze d Amore
risister, fu da lui legata e presa;
ed avendo ella il suo dolce sapore
prima assaggiato con alquanta offesa,
pensò portar quel poco del martìre
mescolato con sì dolce disire.
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E tant era la sua semplicitade,
che non pensò che altro ne potesse
addivenir, come quella che rade
fiate o forse mai niuna avesse
giammai udito per qual degnitade
l uom si creasse, e poi come nascesse;
né sapea che quel tal congiugnimento
fosse l seme dell uomo e l nascimento.
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Ella l baciò, e disse: Amico mio,
i non so qual destino o qual fortuna
vuol pur ch io faccia tutto l tuo disio,
né vuol ch io faccia più difesa alcuna
contro di te, e però m arrendo io,
come colei che non ha più niuna
forza a poter contastar ad Amore,
che m ha, per te, ferito a mezzo l core.
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Però, farai omai ciò che ti piace;
ché tu puo far di me ciò che tu vuoi,
Letteratura italiana Einaudi 95
Giovanni Boccaccio - Ninfale Fiesolano
poi c ho perduta ogni forza ed aldace
contro ad Amor, e contro a prieghi tuoi;
ma ben ti priego, se non ti dispiace,
che poi ne vadi il più tosto che puoi,
che mi par esser tuttavia trovata
dalle compagne mie e da lor cacciata.
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